Vini a bacca nera, i più diffusi in Italia

Compagni perfetti di formaggi, salumi e carni alla griglia, i rossi nostrani rappresentano la quintessenza della versatilità. Ideali come vini da meditazione, da assaporare con calma in compagnia di un buon libro o di un quadratino di cioccolata fondente, danno il meglio di sé sia in pranzi informali sia in occasioni eleganti. Ma quali sono i vini a bacca nera più diffusi nella nostra penisola?

 

L’internazionale

Dietro ogni singolo grappolo di uva c’è la storia dell’uomo che lo ha coltivato oppure della mano che lo ha trasportato nelle stive di una nave o di un carro, come nel caso di molte varietà greche che dal Peloponneso hanno raggiunto le coste dell’Italia meridionale. Il Cabernet Franc è figlio di questi movimenti a spasso per l'Illiria, la Spagna e la Francia, anche se gli ampelografi non sono ancora certi delle sue origini.
In Friuli-Venezia Giulia ha trovato un terroir perfetto. Il suolo calcareo, ricco di minerali, unito a un clima dominato sia dagli influssi marini sia da quelli montuosi, ha permesso a questa varietà di esprimere al meglio la sincerità e la pulizia dei principali caratteri varietali.
Dotato di una veste rubino scura, di una palette olfattiva dominata dalla freschezza degli aromi sui quali spicca l’inconfondibile nota balsamica, questo vino si distingue per la beva scorrevole e il tannino sincero.
Molte cantine friulane hanno interpretato e tradotto in prezioso nettare il carattere schietto di questo vitigno. Una delle più affermate, frutto di un know-how generazionale, è Villa Vitas. Celebre per la famosa dimora settecentesca nella quale è possibile soggiornare o organizzare eventi, l'azienda di Strassoldo ha saputo cogliere l'essenza di questa uva così schietta, regalando ai suoi estimatori un’etichetta intensa ed elegante.

 

Il misterioso

Il vitigno a bacca rossa più coltivato in Italia? Il Sangiovese. Il più misterioso? Sempre il Sangiovese! E il mistero riguarda proprio le sue origini. Non ci sono dubbi, è un’uva 100% italiana. Gli studiosi però non sanno ancora con certezza se sia nata in terra etrusca, in Romagna o addirittura al Sud. L’aspetto sul quale concordano esperti e semplici consumatori è uno: il Sangiovese è il simbolo della convivialità più sincera e amichevole. È un vino versatile, semplice in gioventù, adatto per la tavola di tutti i giorni, ma raffinato dopo un leggero periodo di invecchiamento.

 

Il robusto

La Barbera è forse meno blasonata del Barolo ma è senza dubbio il vitigno più coltivato nel Piemonte ma anche un fiero rappresentante di quei vini italiani caldi, potenti, rassicuranti. Di lei dicono che sia come una coperta capace di scaldare l’animo in una serata improvvisamente fredda. Il grande punto di forza è il sorso scorrevole, amabile, gradito a tutti nonostante una punta di forte acidità.
Il profumo è un conturbante mix di fiori, frutta rossa e un sottofondo stuzzicante di spezie. La beva è piacevole e tranquilla, il tannino vigoroso eppure mai troppo potente. Non ama le mezze misure ed esalta la carne rossa soprattutto se cotta alla griglia. L’abbinamento insospettabile? Quello con l'anguilla e il cacciucco alla livornese!

 

L’esigente

L'Aglianico è uno dei vini rossi più eleganti del panorama italiano ma anche uno dei più puntigliosi ed esigenti. Se la mano sapiente dell’uomo riesce a domarne il carattere spigoloso, questa uva a bacca nera regala un vino raffinato, emozionante.
Diffuso soprattutto al sud, è stato definito il Barolo del meridione. Le sue origini sono abbastanza incerte anche se pare sia arrivato nelle regioni meridionali grazie ai coloni greci che vollero importare qualche barbatella per coltivarla nella Magna Grecia. In Basilicata e Campania ha trovato il suo terroir ideale grazie al terreno vulcanico ricco di sali minerali e il clima sempre ventoso.
Nel calice esprime una palette aromatica in cui si avvicendano, come nel migliore dei copioni, la frutta rossa matura e una sfumatura tipicamente speziata. In bocca è un trionfo di opulenza e acidità, di eleganza e di morbidezza. Ama le lasagne e i primi corposi ma non disdegna i taglieri a base di salumi e caciocavallo podolico.

 

Il conquistatore

Portato in Francia dai templari durante le crociate, il Syrah ha colonizzato prima l’Europa, poi il mondo intero. È diffuso ovunque ma è nel nostro paese che ha trovato uno dei terroir più raffinati e adatti al suo carattere intenso ed elegante. Coltivato soprattutto in Puglia, Lazio, Sicilia e Toscana, il Syrah era utilizzato in un primo momento come semplice uva da taglio.
Con il passare del tempo è riuscito a ritagliarsi la sua personale hall of fame diventando un nettare apprezzato a livello internazionale.
La tipica nota varietale è regalata da un forte sentore di pepe nero addolcita dai frutti di bosco e dalla violetta. Il sapore seduce, ammalia, invita al sorso e rinfranca l’animo nelle fredde serate invernali. Perfetto con la selvaggina e la cacciagione, ama accompagnare i formaggi stagionati e i salumi dotati di carattere.

Intensi ed eleganti, i vitigni a bacca rossa più coltivati in Italia rappresentano il simbolo dell’arte tutta nostrana di cogliere il respiro della terra e renderlo tangibile.