Ogni qualvolta si parli di design o architettura, la prima cosa che viene in mente per ovvie ragioni è il progetto. La fase progettuale è uno dei primi step da fare per far si che la nostra idea iniziale buttata giù su un bozzetto, assuma piano piano forma. Inizialmente questa fase in qualsiasi forma di arte grafica e visuale, era affidata a disegnatori o professioni che avevano una grandissima padronanza del disegno.
I tempi d’impiego però erano abbastanza lunghi anche perché nel caso dell’architettura urbanistica per esempio, vi erano eccessivi elementi da disegnare e quindi l’incaricato si metteva li con matita e squadre ad eseguire tutto il lavoro per benino. Con la fotografia questo risultò leggermente più facile proprio perché si andava ad agire sulle immagini riprodotte, attraverso ulteriori disegni e colori fino ad ottenere un risultato discretamente vicino alla realtà. La tecnologia, come tutti sappiamo, ha però consentito che tutti questi lavori venissero svolti in un lasso di tempo più breve, con più precisione e soprattutto con risultati visivi davvero realistici.
Questa esigenza è nata proprio dal fatto che un progetto di una rilevante importanza debba essere messo in condizione di poter fedelmente rappresentare ciò che l’artista ha in mente legato alla perfezione alla realtà. Tralasciando i progetti “utopici”, anche quelli comuni devono in qualche modo essere funzionali ad uno spazio già esistente e devono rispettare, misure forme e colori che meglio si adattano all’ambiente dove essi possano essere inseriti. Ora, risulta assolutamente impensabile creare un qualcosa di grande o un prototipo di un oggetto senza ricorrere alla grafica 3d o al rendering fotorealistico. Dagli anni settanta, e cioè da quando la grafica computerizzata ha ottenuto una grande importanza nel mondo, sempre più ricerche e studi si sono dati da fare per migliorare questa tecnica. Il termine proviene dalla lingua inglese e sta ad indicare la resa grafica di un qualcosa che includa in sé, misure, prospettiva, colori e quant’altro. I render fotorealistici sono davvero applicati a tutto, dai giochi ai video, dall’architettura al design. Ovviamente in base all’uso, cambiano i programmi e la resa del render stesso, ma il nocciolo della questione non cambia: rendere un’idea così come è pensata, in qualche modo giù visibile e percettivamente tangibile.
I render fotorealistici e in genere tutta la grafica 3d vengono creati da mani consapevoli e da professionisti che sanno perfettamente utilizzare determinati software grafici e 3D o addirittura 4D. Essi devono conoscere nei minimi particolari il programma che stanno andando ad usare e grazie al quale sapranno decifrare il progetto in questione. La cura dei particolari, sia da un punto di vista scientifico (misure) che da un punto di vista visivo, deve essere ottimo.
I render fotorealistici sono risultati eccelsi prove, studio e tantissima pazienza applicata ad una forte conoscenza sia del programma come detto, che dei materiali, del mercato e della funzione che avrà un determinato lavoro. Questo tipo di resa grafica, permette anche e soprattutto di poter progettare e provare ombre e luci, texture e trasparenze, colori e forme. Ovviamente bisogna anche che il rendering permetta, nella sua visualizzazione finale, di vedere l’architettura o l’oggetto di design inserito in un determinato ambiente. La vera parte importante e difficile anche e quella. Ecco perché bisogna che si è sempre pronti a cambiare tutto, a rifare, modificare, provare e riprovare. Avere in mente un po’ l’idea dei vecchia artisti che ci hanno insegnato che un dipinto o un progetto non è mai finito ma può sempre evolversi. Basta modificare una piccola idea o un piccolo dettaglio che esso può variare a vista d’occhio. Grazie alla grafica 3d si possono creare infinite combinazioni e lavorare continuamente con esse. La tecnologia, in merito a questo, ha raggiunto davvero altissimi livelli e vi sono tantissimi programmi che sono dei veri e propri gioiellini da sfruttare e studiare.